In un modello corticale le strategie per alimentarsi

 

 

ROBERTO COLONNA

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XXI – 16 marzo 2024.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Lo studio delle basi neurali di quella complessa e vitale attività che è il procurarsi il cibo (foraging behavior) da parte di animali in ambienti naturali, e che va dalla raccolta alla caccia, passando per strategie di ricerca e di esecuzione di azioni finalizzate, ha sempre incontrato notevoli ostacoli e, fino ad oggi, non ha portato ai risultati sperati. Le oggettive, e in parte pressoché insuperabili, difficoltà per lo studio del cervello in animali selvatici liberi di muoversi, spesso in spazi molto ampi e non bene delimitabili, ha indotto la maggioranza dei ricercatori ad adoperare un approccio semi-artificiale, creando un setting per animali in cattività o temporaneamente “ristretti” in uno spazio delimitato. I limiti di tale approccio sono una delle ragioni degli esiti ancora deludenti di questo filone di ricerca.

Neda Shahidi e colleghi hanno consentito a scimmie non limitate nel comportamento di interagire liberamente con opzioni di ricompensa concorrenti, mentre loro registravano a distanza, senza fili, l’attività elettrica di popolazioni neuroniche corticali della regione della corteccia prefrontale dorsolaterale degli animali.

Le scimmie erano assolutamente libere di decidere quando e dove esercitare l’attività comportamentale di ricerca e assunzione del cibo, basandosi sulla loro capacità di fare previsioni circa la “ricompensa” costituita dall’esito positivo della scelta. I risultati di questo studio sono di sicuro interesse.

(Shahidi N. et al., Population coding of strategic variables during foraging in freely moving macaques. Nature Neuroscience – Epub ahead of print doi: 10.1038/s41593-024-01575-w, 2024).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Neurobiology and Anatomy, McGovern Medical School, University of Texas, Houston, Houston, TX (USA); Georg-Elias-Müller-Institute for Psychology, Georg August-Universität, Göttingen (Germania); Cognitivr Neuroscience Laboratory, German Primate Center, Göttingen (Germania); Department of Computer Science, University of Minnesota, Minneapolis, MN (USA); Department of Psychology, University of Minnesota, Minneapolis, MN (USA); Department of Neuroscience, Baylor College of Medicine, Houston, TX (USA); Department of Electrical and Computer Engineering, Rice University, Houston, TX (USA); Center for Neuroscience and Artificial Intelligence, Baylor College of Medicine, Houston, TX (USA); Neuroscience Institute, Carnegie Mellon University, Pittsburgh, PA (USA); Department of Machine Learning, Carnegie Mellon University, Pittsburgh, PA (USA).

Lo studio dell’attività di popolazioni della regione dorsolaterale della corteccia prefrontale di macachi liberi di decidere quando e dove porre in essere il comportamento finalizzato all’assunzione alimentare, ha fornito informazioni significative. Le scimmie basavano le loro decisioni sulla traccia – corrispondente a un nostro atteggiamento mentale positivo o negativo – relativa all’esperienza nella condizione sperimentale: ossia decidevano in base al fatto che la loro previsione di ricompensa fosse soddisfatta o disattesa.

La previsione dei primati non era basata esclusivamente sulla “storia di consegne della ricompensa”, per dirla con gli autori dello studio, ma anche sulla comprensione di un fatto, che si può paragonare a una nozione o a un principio nel campo dell’intelligenza umana: più lunga è l’attesa maggiori sono le possibilità di ricevere la ricompensa.

Le variabili del compito erano rappresentate in modo continuo in un sotto-spazio dell’attività elettrica di alta dimensione della popolazione neuronica, e questa rappresentazione compressa prediceva le scelte successive dell’animale meglio delle vere variabili del compito e allo stesso grado della pura attività neuronica.

Nell’insieme, i risultati dello studio di Neda Shahidi e colleghi indicano che le strategie di foraggiamento di macachi liberi di agire sono basate su un modello corticale delle dinamiche di ricompensa sviluppato nell’esplorazione spontanea dell’ambiente.

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Roberto Colonna

BM&L-16 marzo 2024

www.brainmindlife.org

 

 

 

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